Resceto

Località: Resceto, borgo montano
Datazione: Età preromana - sec. XIX

Notizie storiche
Il piccolo e grazioso paese di Resceto si trova in uno stretto fondovalle, accoccolato ai piedi del Monte Tambura e dominato dalla mole del Piastra Marina. Le case, arroccate alla montagna, sono distribuite lungo le viuzze che portano alla piazzetta del paese, racchiusa dalla chiesa della Beata Vergine del Carmine ed arricchita da una bella fontana con mascherone di marmo apuano risalente al secolo XIX.
Accanto alla chiesa, la Stazione di Posta, uno degli edifici più antichi del paese, che pur diroccato conserva ancora la particolare architettura in pietra e i segni materiali della sua antica funzione, come gli anelli di ferro usati per legarvi muli e cavalli, un vecchio cartello arrugginito con la scritta “si vende chinino”.
La zona di Resceto ha però una storia più antica. Alcuni ritrovamenti archeologici, avvenuti nei dintorni del paese e alle falde del Monte Castagnolo, testimoniano infatti che fosse già abitata in età romana e pre-romana.
L’abitato attuale acquista maggior importanza nel secolo XVIII, dopo l’apertura della Via Vandelli, voluta dal Duca Francesco III per incrementare gli scambi commerciali con Modena, attraverso l’Appennino. La strada, che deve il suo nome al progettista Domenico Vandelli, in virtù della sua struttura e dei suoi 150 km di lunghezza, è considerata la prima strada moderna d’Italia. La via non raggiunse mai l’importanza desiderata dal Duca, ma fu determinante per lo sviluppo delle aree interne della Val di Renara e, tutt’oggi, è uno dei più interessanti e frequentati itinerari per gli amanti del trekking a piedi o in MTB.
Come in gran parte degli insediamenti montani, Resceto si caratterizza per una architettura in pietra, fatta di edifici uno addossato all’altro, sempre sviluppati in altezza, spesso imponenti e con marcate caratteristiche difensive. L’estrazione del marmo, la pastorizia, la castagnicoltura e l’orticoltura costituivano le principali attività di sostentamento per gli abitanti della zona insieme alla produzione di lardo, cibo base per i cavatori destinato ad un uso locale e diffuso sin dall’epoca romana in tutta la zona delle Apuane, dove ancora oggi si produce facendolo stagionare per almeno sei mesi entro le tradizionali conche di marmo.
Tra 1937-38, all’interno del programma di valorizzazione dell’agricoltura promosso dal governo di Mussolini, per incrementare la produzione agricola della Val di Renara, fu realizzata una grande opera di bonifica di uno dei versanti montani sopra il paese allo scopo di portare terreno coltivo alla montagna. Qui furono abbattuti i castagni e tutta la vegetazione d’altro fusto per poter innalzare i grandi muri a secco che sostenevano le 30 imponenti terrazze con gli esigui appezzamenti destinati agli abitanti di Gronda, Casania, Guadine, Forno e Resceto. Alla fine della guerra, il tentativo di bonifica fu abbandonato ed oggi la vegetazione spontanea si è riappropriata della montagna.
Resceto è il punto di partenza ideale per diverse ed impegnative escursioni sulle Alpi Apuane, lungo i percorsi segnati dal CAI, in particolare per chi vuole risalire la Via Vandelli, l’itinerario più noto per le sue caratteristiche e per la sua storia.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Via Vandelli fu percorsa da migliaia di genti apuane che si spingevano oltre appennino per barattare olio, sale e biancheria con farina, pane che qua scarseggiavano a causa della lunga permanenza del fronte di guerra.

Il personaggio
Ferruccio Fialdini, cavatore fuochista e rocciatore, abita nella via centrale del paese, in una delle case più antiche costruita nel 1700. Dopo una vita dedita a quel lavoro che la tradizione familiare gli ha tramandato, da quando è andato in pensione ha riscoperto una creatività tutta genuina e tutta sua: quella di saper sentire le storie raccontate dagli alberi della montagna e di saper leggere nei loro rami, le forme che poi solo con la sua fantasia riesce a trasformare in bastoni da passeggio e da montagna. Pezzi unici, di rara bellezza che solo a guardarli ti fanno sentire la forza della montagna e il profumo delle erbe selvatiche portato dal vento. Se avete la fortuna di incontrarlo, mentre con il suo coltello intaglia il legno, fermatevi, chiedete… le storie raccontate a voce sono sempre le più belle.

La lizzatura
Di tutte quelle che erano le principali attività di vita e sostentamento dell’abitato, si è persa oggi la tradizione ad eccezione della Lizzatura che però sopravvive solo come elemento etnografico e folcloristico. Legata all’estrazione del marmo, è un antico sistema di discesa a valle dei grandi monoliti staccati dalla montagna dai cavatori apuani e viene revocata ogni anno, nella prima domenica di agosto.
La lizza, un carico formato da blocchi di marmo imbracati, veniva calata a valle tramite una discesa guidata lungo le impervie e strette vie di lizza ricavate dagli stessi cavatori negli scoscesi pendii delle montagne. La lizza, assicurata a grosse funi (prima di canapa e in tempi moderni d’acciaio) veniva lentamente calata lungo la via di lizza facendo scorrere le funi intorno ai piri, specie di grossi cunei di legno infissi in apposite buche nel terreno. La lizza era fatto scorrere sopra dei pezzi di tronchi di legno insaponati i parati, che di volta in volta venivano spostati davanti al carico. Era questo uno dei lavori più pericolosi che spesso causava la morte dei cavatori. Si racconta che Lo stesso Michelangelo Buonarroti, che amava scegliere di persona i blocchi di marmo su cui lavorare, frequentando le impervie Apuane abbia più volte rischiato di rimanere schiacciato dal carico che, spezzando le funi, precipitava a valle senza controllo. La lizzatura, già in uso in età romana, è stata adottata sino agli Anni Sessanta, interrompendosi di pari passo con l’evoluzione tecnologica dell’escavazione del marmo che oltre ad innovare i sistemi di taglio, passando da un lavoro prettamente manuale ad uno meccanico, ha modificato il sistema di trasporto introducendo il trasporto su ruote e sostituendo al tipico carro trainato dai buoi, la mambrucca, i più veloci camion.

Distanza dal centro città: 12 km
Quota: m 485 slm
Come si raggiunge: dal centro città, dirigersi verso l’interno della Valle del Frigido lungo Via Bassa Tambura e seguire le indicazioni per Gronda. Si oltrepassa questo borgo e si prosegue finchè la strada raggiunge Resceto e termina in una piazza con parcheggio.

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