S. Martino, Buita

Località: Canevara, area montana
Datazione: sec. IX - XVI

Notizie storiche
Buita si trovava lungo una delle principali vie di transumanza transappenniniche che, risalendo trasversalmente la costa, si inoltravano nella vallata interna del Frigido. Testimonianza di questa via armentizia la troviamo sin dal 1189, quando in un processo relativo al compascuo di Vinca, arrivano a risoluzione dell’annosa questione gli uomini di Buita e quelli di Forno.
L’importanza che questo sito e la sua chiesa dovevano avere nel panorama storico medievale è testimoniata dai numerosi documenti che li riguardano a partire dal sec. IX d.C. sino al secolo XVI inoltrato.
Dopo la prima citazione risalente all’anno 892, la chiesa di S. Martino compare sempre nell’elenco di quelle che contribuivano, con il loro obolo, alle crociate in Terra Santa (nel 1190 e poi nel 1276) e in seguito alle decime imposte da papa Bonifacio VIII tra 1295 e 1304, S. Martino paga un sussidio anche per il Regno di Sicilia. Da queste decime si apprende quindi che tra il 1295 ed il 1304 la cappella "de Buti" risulta tra le dipendenze della Pieve di S. Vitale di Mirteto.
Tra la fine del 1300 e i primi decenni del 1400 non si hanno notizie di S. Martino e neppure dall’Estimo del 1427. Dopo questo vuoto documentario, riappare nell’Estimo delle chiese di Luni del 1470 ed nel successivo Estimo del 1494, come cappella dipendente dalla chiesa di S. Pietro a Forno.
L’importanza della chiesa è testimoniata ancora alla fine del sec. XVI-inizio XVII da un disegno di Anonimo, conservato presso l’Archivio di Stato di Massa, che la raffigura insieme ad altri importanti siti della valle del Frigido.
La chiesa doveva rappresentare un importante punto di riferimento per l’abitato sparso che ad essa faceva capo e di cui si ha testimonianza dai numerosi documenti medievali che riferiscono di una popolazione abbastanza stabile dal 1189 per lo meno sino a fine Trecento, quando Buita era ancora centro nodale per l’economia agricola e silvo-pastorale della zona.
Lo sviluppo degli abitati sul fondovalle determina piano piano il progressivo abbandono del sito, che rimane frequentato solo stagionalmente, e della chiesa che diroccata viene poi utilizzata come cava di materiale per la costruzione dei vicini metati.
Oggi restano pochi ruderi che restituiscono l’idea di una chiesa di piccole dimensioni, a navata unica e munita di campanile.

Bibliografia
FRANCHI G. - LALLAI M., Da Luni a Massa Carrara - Pontremoli, Aedes Muratoriana, Modena, 2000
LEVEROTTI F., Massa di Lunigiana alla fine del Trecento. Ambiente, insediamenti, paesaggio, Pisa, 2001
MANFREDI A., Murature medievali nel territorio massese. Il caso di Buita, Le Apuane, n. 47, 2004, maggio
MANFREDI A., Valle del Frigido (MS): le strutture materiali del popolamento medievale, V Convegno di Archeologia Medievale, Società degli Archeologi Medievisti, Foggia-Lecce, 2009
MICHELUCCI M., L'istituto del compascuo e la sentenza del 1189 tra Vinca e Antona.

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