Forno

Località: Forno, area montana
Datazione: Neolitico-XIX

Notizie storiche
Forno si trova all’interno della stretta vallata del Frigido, ai piedi del massiccio delle Apuane.
Le origini della zona hanno radici lontane documentate dal ritrovamento di reperti risalenti al Neolitico, ma l’attuale struttura del paese ed il suo nome si devono alla presenza di fabbriche per la lavorazione del ferro, già attive nel sec. XIII.
La presenza di minerali associata alla forza idraulica, sprigionata dalle sorgenti del fiume Frigido, favorirono la nascita di una sorta di asse attrezzato di fondovalle, lungo cui si sviluppò nei secoli tutta una serie di attività produttive preindustriali, intervallate dalla presenza di piccoli centri abitati.
Un primo sviluppo del sito, quello sul versante in destra idrografica, è da riferire alla presenza di una Roka Frigida, sorta su un rialzo isolato e ben difendibile a guardia del fiume.
Tra il sec. XIV-XVI il paese si sviluppò maggiormente lungo il corso del fiume, laddove era possibile apirire un’attività che sfruttasse la sua forza idraulica. I minerali escavati dalle circostanti miniere venivano portati a valle dove erano numerose ferriere.
Verso la fine del Cinquecento, Forno “è un piccolo centro cittadino, con chiesa, ospedale, osteria e rete di strade e contava 509 abitanti”; è anche uno dei borghi della vallata preferito dal principe Alberico che qui aveva stabilito una delle sue dimore estive.
Tra XVII-XVIII, a causa dello sconsiderato e continuo disboscamento, l’attività siderurgica sembra andare in crisi cedendo a poco a poco il campo all’estrazione dei marmi e all’industria cappelliera di cui Forno divenne un importante centro di produzione. Erano 8 le grandi fabbriche di cappelli e 7 le fabbrichette che per il loro lavoro acquistavano al porto di Livorno i pregiati materiali provenienti dall'Egitto, da Smirne, Olanda, Francia, Sicilia e Spagna. Allo stesso modo i cappelli venivano venduti sui mercati italiani ed esteri.
Con l’occupazione francese, l’industria cappelliera andò in crisi e si sviluppò maggiormente l’escavazione dei marmi.
Sul finire del sec. XIX, sulla scia del Filantropismo ottocentesco e su modello degli Industrial Villages britannici legati alle innovazioni tecniche ed alle nuove esigenze di organizzazione sociale, viene impiantato a Forno un insediamento industriale pianificato, un nucleo organizzato di residenze, lavoro e servizi che doveva ospitare circa 1000 persone.
Oltre al centro produttivo della Filanda, sorto alle sorgenti del Frigido nei pressi di un’antica ferriera, si costruirono case per gli operai e si inaugurarono alcuni servizi sociali ed un asilo per i figli dei lavoratori. Ma a differenza di alcuni contemporanei modelli inglesi, a Forno non si perseguirà l’intento di fornire ai dipendenti un modello di vita più accettabile. Il nuovo sito industriale funzionò infatti “come luogo di selezione della forza lavoro sulla base del ricatto costituito dall’unione appetibile di casa e lavoro in una sola offerta”.
Al di là dei risvolti sociali, in pieno Ottocento la secolare vocazione industriale di Forno è riconfermata da una grande ristrutturazione urbanistica di cui ancora oggi permangono profonde tracce.
La storia di Forno è segnata dai tragici avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale ricordati ogni anno il 13 giugno del 1944, presso l’Oratorio di S. Anna, luogo dell’efferato eccidio di 68 persone.

Prima di entrare in paese si trovano l’Oratorio di S. Anna, costruito nel 1600 sui resti della medievale ferriera del Bottaccio, e il bellissimo Ponte all’Indugio del 1598.
Una visita al paese può iniziare dalla parte più antica, sulla destra del fiume, quella che si è sviluppata a ventaglio sul poggio sovrastato dalla Roka Frigida. Stretti vicoli affiancati da alte case in sasso, risalgono il monte. A valle, accanto al fiume, la storica chiesa di S. Pietro a cui nel 1322 lavorarono maestranze lombarde. Risalendo la Via Vecchia si arriva alla Casa dei Leggi, forse la casa del comunello di Forno, mentre a fianco della nuova Via del Commercio si trova un bel palazzo con un monumentale portale in pietra. Nel borgo, diverse le case con intonaco graffito che ancora si possono osservare come memoria dell’importanza che ebbe durante il tempo di Alberico.
Proseguendo su Via del Commercio, sull’altra sponda del fiume, la storica Casa Socialista e, poco dopo, il Palazzo Operaio dove abitavano i lavoratori della Filanda il cui imponente ed articolato complesso si trova poco fuori del paese, presso le sorgenti del Frigido.

Distanza dal centro città: circa km 7
Come si raggiunge: in automobile si può iniziare il percorso da Piazza S. Settimina meglio nota come Piazza Portone. Si oltrepassa l’Arco del Salvatore e si prosegue su Via Palestro fino al semaforo dove si svolta a destra lungo Via Bassa Tambura, in direzione monti. Si seguono le indicazioni per Canevara, dopo circa km 2.5 si trova sulla sinistra il bivio per Casette. Si prosegue oltre e poche centinaia di metri dopo, sempre sulla sinistra si incontra la deviazione per Forno. Costeggiando il fiume, la strada entra in paese che si sviluppa sulle due sponde.

Bibliografia
DEL GIUDICE C. A., Toponomastica della Valle del Frigido, Modena 1992
GIAMPAOLI S., Paesi della montagna massese, Massa, 1988
LEVEROTTI F., Massa di Lunigiana alla fine del Trecento. Ambiente, insediamenti, paesaggio, Pisa, 2001
MICHELUCCI M., Note storiche sulla Filanda di Forno, massa, 1992
MICHELUCCI M., Le antiche fabbriche del ferro nella valle del Frigido, Massa, 1998

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